L’identificazione delle pratiche di letamazione nelle aree sottoposte ad aratura costituisce un indirizzo di ricerca promettente nello studio del rapporto simbiotico e mutualistico che si viene a creare tra uomo e animale a partire dal Neolitico. Le strategie di fertilizzazione intenzionale del suolo sono però notoriamente molteplici e discriminare l’utilizzo dei rifiuti organici dall’impiego dello sterco animale o della concimazione verde è di cruciale importanza per ampliare le nostre prospettive su temi come la scala e le strategie dell’allevamento, l’impatto ecologico legato alle prime forme di organizzazione culturale del paesaggio e la capacità dei gruppi umani del passato di far fronte ad un investimento a medio-lungo termine nella gestione della terra in un’ottica di sostenibilità agronomica. L’esiguità delle tracce di aratura preservate nei contesti archeologici e la difficoltà di riuscire a collezionare dati esaustivi sulla struttura e sulla morfologia dei paleosuoli off-site possono essere superate risalendo alla composizione chimica degli stessi. In questo intervento verranno presentati alcuni studi internazionali, condotti sugli isotopi stabili del Carbonio e dell’Azoto, sugli acidi biliari e sui cosiddetti biomarcatori fecali, che dimostrano come la geochimica sia in grado di provare l’apporto di materia organica nel suolo e soprattutto la sua natura.
Evidenze archeologiche della concimazione animale nella Preistoria europea. Stato degli studi e prospettive di ricerca / Reggio, Chiara. - (2018), pp. 18-18. (Intervento presentato al convegno 9° Convegno Nazionale di ArcheoZoologia tenutosi a Ravenna, Italia).
Evidenze archeologiche della concimazione animale nella Preistoria europea. Stato degli studi e prospettive di ricerca
Chiara Reggio
2018
Abstract
L’identificazione delle pratiche di letamazione nelle aree sottoposte ad aratura costituisce un indirizzo di ricerca promettente nello studio del rapporto simbiotico e mutualistico che si viene a creare tra uomo e animale a partire dal Neolitico. Le strategie di fertilizzazione intenzionale del suolo sono però notoriamente molteplici e discriminare l’utilizzo dei rifiuti organici dall’impiego dello sterco animale o della concimazione verde è di cruciale importanza per ampliare le nostre prospettive su temi come la scala e le strategie dell’allevamento, l’impatto ecologico legato alle prime forme di organizzazione culturale del paesaggio e la capacità dei gruppi umani del passato di far fronte ad un investimento a medio-lungo termine nella gestione della terra in un’ottica di sostenibilità agronomica. L’esiguità delle tracce di aratura preservate nei contesti archeologici e la difficoltà di riuscire a collezionare dati esaustivi sulla struttura e sulla morfologia dei paleosuoli off-site possono essere superate risalendo alla composizione chimica degli stessi. In questo intervento verranno presentati alcuni studi internazionali, condotti sugli isotopi stabili del Carbonio e dell’Azoto, sugli acidi biliari e sui cosiddetti biomarcatori fecali, che dimostrano come la geochimica sia in grado di provare l’apporto di materia organica nel suolo e soprattutto la sua natura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.